6 marzo 2007: è morto Jean Baudrillard
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Come definire Jean Baudrillard (1929-2007)? Germanista di formazione,
poi assistente dello storico Henri Lefebvre, ha speso
la maggior parte della sua carriera accademica insegnando sociologia
a Parigi; ha legato il proprio nome all’analisi della realtà
che, soprattutto in seguito alle sue ricerche, è conosciuta come
«postmodernità» e che risulta essere caratterizzata da un fenomeno
definibile come «dialettica della funzionalità». Il principio
di funzionalità è il principio che struttura la ragione utilitaria
propria della modernità, cioè la ragione articolata secondo il modello
del rapporto tra fine e mezzo: dopo che un soggetto abbia
stabilito dei fini che sono per lui oggetti, materiali o immateriali,
è definibile come razionale l’uso, più o meno appropriato, di
altri oggetti (fra i quali possono rientrare, in quanto utilizzati funzionalmente,
cioè strumentalmente, anche altri soggetti) allo
scopo di raggiungere quei fini. La dialettica del principio di funzionalità
consiste nel fatto che, al culmine del suo trionfo, verificatosi
nella modernità, questo principio si è rovesciato nel
proprio opposto: nella condizione postmoderna, l’iperfunzionalizzazione
ha prodotto un «sistema di oggetti» (Le système des
objects è il titolo di un’opera del 1968, seguita da La societé de
consommation, del 1970), governato da una logica autonoma,
che ha imposto le proprie regole agli stessi soggetti, privati del
loro carattere di soggettività. Più semplicemente: nella società
dei consumi, l’apparente e declamato diritto di scegliere da parte
del soggetto consumatore nasconde una realtà in cui il consumatore
stesso è oggetto di strategie alle quali esso soggiace, che
si collocano al di là del principio di funzionalità, cioè di utilità,
per il soggetto stesso. il sistema degli oggetti, cioè la società dei
consumi, è un sistema di segni, per comprendere il quale già in
questa prima fase della sua riflessione Baudrillard utilizza, accanto
a categorie dell’economia politica marxiana e marxista, strumenti
concettuali provenienti dalla semiotica e dalla psicoanalisi,
che con il passare del tempo acquisteranno sempre maggiore
peso a scapito di quelle categorie. Dunque, dal momento che
l’attività di consumo è una manipolazione di segni, non un’attività
utilitaria, occorre una «critica dell’economia politica del segno»,
come recita il titolo di un’opera del 1972. Infatti, la logica del sistema
degli oggetti è il consumo, che consiste in un’attività simbolica.
Più precisamente, il consumo consiste in uno scambio
simbolico che rimuove, con il principio di utilità, anche la distinzione
fra reale e immaginario, e che mette capo alla morte del
soggetto, quale unica realtà condivisa da tutti i soggetti dissoltisi,
come tali, nella società dei consumi: questa è la «strategia fatale»,
cioè mortale, della logica di consumo del sistema degli oggetti,
analizzata in L’échange symbolique et la mort (1978) e in Les
stratégies fatales (1984). Poiché l’attività di consumo non consiste,
in senso proprio, nell’utilizzo di oggetti da parte di soggetti, ma
nello scambio immaginale di simulacri in cui il consumatore
è altrettanto reificato quanto il simulacro che consuma, allora occorre
individuare il codice, cioè la logica di questo scambio, e
per farlo occorre esaminare, anzitutto, natura e ruolo dei mezzi
di comunicazione di massa: da qui, l’interesse di Baudrillard,
a partire dagli anni Ottanta, per i nuovi media e per la cultura che
si impone con essi. O, meglio, per la realtà che essi impongono:
l’«iperreale», analizzato da Baudrillard in opere come Simulacres
et simulations (1981), L’illusion de la fin e La guerre du Golfe n’a
pas lieu (entrambe del 1991), dove viene esaminata la logica
dei media. Nel consumo di immagini, il mezzo di comunicazione
non prevede affatto, contro ciò che la propria ideologia sostiene,
il rapporto con un presunto mondo esterno, ma una dinamica
autoreferenziale e «simulativa»: scomparsa la distinzione fra
originale e copia, ogni messaggio, ogni segno vale per sé, senza
alcuna gerarchia né di verità, cioè di corrispondenza a fatti,
né di valore.
Flavio Cassinari