La Repubblica
11 novembre 2008  

Hannah, 13 anni, ha vinto al sua battaglia per una morte «dignitosa».
Malata terminale, la ragazza inglese ha rifiutato il trapianto di cuore, che i medici del nosocomio volevano imporle, perché l’avrebbe costretta a cure per tutta la vita che le rimaneva da vivere. «Mi hanno spiegato tutto, ma io non volevo affrontare altre operazioni – ha detto Hannah – Ne ho abbastanza di ospedali e volevo tornare a casa». Hannah ha passato gran parte degli ultimi otto anni in ospedale, dove l’hanno curata per leucemia e cardiomiopatia. Il suo cuore è in grado di pompare sangue solo a un decimo delle proprie capacità e la ragazzina ha già subito tre interventi di applicazione di pacemaker. Secondo i medici, senza il trapianto le restano sei mesi di vita. Nella lettera che ha scritto alla famiglia, il Primary Care Trust dello Herefordshire afferma che un’azione giudiziaria è parsa inopportuna: «Hannah sembra aver capito la gravità della sua situazione. È sembrata consapevole del fatto che sarebbe potuta morire», si legge nella missiva. «Si è discusso delle opzioni terapeutiche e Hannah ha saputo esprimere chiaramente la sua intenzione di non voler tornare in ospedale per cure cardiache. È chiaramente attaccata alla sua famiglia e vuole essere curata a casa».

Fabien Gruhier
Le Nouvel Observateur
22-28 gennaio 2009  

Gli studi epidemiologici, che misurano gli effetti disastrosi del tabacco, lasciano intravedere però un insolito beneficio: statisticamente, i fumatori sembrano più protetti contro le malattie neurodegenerative come l’alzheimer o il parkinson. Questo dato statistico però rischia di confondere il messaggio anti-sigarette. Per questo motivo era meglio non divulgare questo aspetto. Nel 1999 però il professor Pierre Cesaro e il dottor Gabriel Villafane (neurologo al CHU Henri-Mondor di Créteil) depositarono, a nome dell’Assistenza Pubblica, una domanda di brevetto che rivendicava l’utilizzo della nicotina allo stato puro come medicamento per le malattie neurodegenerative come il parkinson e l’alzheimer. Non si tratta di cominciare a fumare, bensì di utilizzare i patchs di nicotina destinati a chi vuole smettere di fumare. I risultati sono stati spettacolari: dopo quattro mesi le persone malate di parkinson hanno constatato una remissione del 50% dei loro sintomi. Un problema resta però da risolvere: i patchs di nicotina non dispongono di un’autorizzazione di mercato e quindi possono essere prescritti per un’ indicazione altra rispetto alla volontà di smettere di fumare e soprattutto solo per un periodo di tempo determinato. Le persone affette da parkinson a Créteil sono trattate in maniera quasi clandestina e soprattutto il trattamento è totalmente a loro spese.