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La sezione intende offrire una panoramica sui territori delle Medical Humanities: congressi, istituzioni, pubblicazioni, film, cronache. Essa ospita, inoltre, le considerazioni di specialisti in merito ad articoli apparsi su altre testate. Questo spazio riproduce i contenuti della versione cartacea della pubblicazione; i contributi non legati alla periodicità del cartaceo si trovano invece nella sezione «Novità» di questo sito.


«Sclerosi multipla:si avanza»
rMH 1


Articolo di agenzia
Le Temps
14 agosto 2006  

Nell’era della comunicazione molto spesso i malati apprendono le novità sulla loro malattia dai media o da internet e non dai loro medici. Le notizie non sono filtrate e contestualizzate, vengono sovente mal interpretate e suscitano false illusioni che i medici hanno poi l’ingrato compito di spegnere. Un esempio. Il giornale ginevrino Le Temps del 14 agosto scorso riporta un articolo di agenzia dal titolo «Sclerosi multipla: si avanza». Scrive: «Un gruppo di ricerca di Zurigo ha scoperto un nuovo tipo di terapia contro la sclerosi multipla. Consiste nel modificare il sistema immunitario in modo da riprogrammare le cellule. […] Il gruppo del Prof. Becher è riuscito a identificare le cellule che sono all’origine della malattia e a riprogrammare le cellule nocive senza ridurre la funzione protettiva del sistema immunitario». Queste informazioni sarebbero scaturite da una conferenza stampa seguita a una pubblicazione della rivista Nature Immunology.
Ed ecco il titolo, molto più prosaico, del lavoro originale:
«Il coinvolgimento di un recettore alfa dell’interleuchina 18 è necessario per l’infiammazione autoimmune». Gli autori l’hanno dimostrato con un lavoro scientifico complesso, condotto esclusivamente su topi, parte dei quali, tramite ingegneria genetica, deprivati dell’interleuchina 12, o 18, o del recettore alfa di quest’ultima interleuchina. Secondo lo studio, contrariamente a quanto si pensava, l’interleuchina 18 non è necessaria per indurre l’encefalite autoimmune, una forma sperimentale di sclerosi multipla. Lo è invece questo suo particolare recettore. Infatti, i topi che ne sono deprivati non sviluppano la malattia e quelli trattati con un suo anticorpo la sviluppano in forma limitata. Non è vero che gli studiosi hanno «identificato le cellule che sono all’origine della malattia». Hanno tuttavia fatto un passo avanti, indubbiamente interessante, nella scoperta dei singoli elementi della catena di avvenimenti che sono alla base di questo processo infiammatorio. Non è neppure vero che «il gruppo di ricerca di Zurigo ha scoperto un nuovo tipo di terapia contro la sclerosi multipla». Contrariamente a quanto scrive Le Temps, nella parte finale del loro articolo i ricercatori di Zurigo indicano che la scoperta di un’altra interleuchina che, in alternativa alla 18 si lega al recettore in questione, potrebbe rappresentare un nuovo approccio alla terapia di malattie infiammatorie autoimmuni come la sclerosi multipla.
Il loro lavoro apre dunque degli orizzonti, ma siamo molto lontani dalla meta. La ricerca di base deve continuare alla ricerca di questa nuova interleuchina che dovrà poi essere neutralizzata nella sperimentazione animale. Se i risultati saranno soddisfacenti, si dovrà valutare l’applicabilità, poi la tolleranza sull’uomo e solo in seguito l’efficacia e la tolleranza nei malati. A quel punto, se tutto andrà per il meglio, potranno essere pianificati dei grandi studi contro placebo o contro il medicamento standard del momento che permetteranno di dire, non prima di 6-7 anni, se la nuova via aperta dai colleghi di Zurigo avrà avuto o meno uno sbocco terapeutico. Il costo di tutto questo supererà i 70-80 milioni di franchi. Il lavoro dei ricercatori di Zurigo dovrà essere convincente al punto da indurre un’industria farmaceutica che dispone di grandi mezzi ad investirli nel progetto. La differenza tra le informazioni che appaiono sui giornali e il contenuto delle ricerche su cui si basano dipende anche da come i ricercatori lo presentano. I gruppi di ricerca sono solitamente a corto di finanziamenti. Se vogliono continuare con maggiori mezzi il loro lavoro, devono presentare i loro risultati in modo attrattivo. Sovente lo fanno andando più in là con le conclusioni di quanto sarebbe lecito.  

Carlo Tosi

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