La sezione intende offrire una panoramica sui territori delle Medical Humanities: congressi, istituzioni, pubblicazioni, film, cronache. Essa ospita, inoltre, le considerazioni di specialisti in merito ad articoli apparsi su altre testate. Questo spazio riproduce i contenuti della versione cartacea della pubblicazione; i contributi non legati alla periodicità del cartaceo si trovano invece nella sezione
«Novità» di questo sito.
Le decisioni di fine vita: quale il ruolo della desistenza terapeutica?
rMH 8
Mestre (Ve)
24 maggio 2008
Nonostante i numerosi dibattiti mediatici, politici e giuridici sulla qualità e il diritto di morire, in Italia l’opinione pubblica appare ancora incerta nel distinguere i concetti fondamentali coinvolti nel progetto del testamento biologico. Il Primo simposio Nazionale su «Le decisioni di fine vita: quale il ruolo della desistenza terapeutica», svoltosi sabato 24 maggio a Mestre, si è proposto innanzitutto di rispondere all’urgenza di una chiarezza terminologica e concettuale riguardo alle definizioni di accanimento terapeutico, eutanasia e desistenza, quest’ultima intesa come astensione e sospensione dei trattamenti, non come abbandono del malato e dei suoi familiari dunque, bensì come cura della sofferenza. Più che un simposio, quello di Mestre è stato un convegno, in cui il fatto di convenire non si è limitato a una dimensione spaziale, ma tutti i relatori sono realmente convenuti sull’importanza della desistenza in medicina: da Don Corrado Canizzaro, teologo e delegato del patriarca di Venezia, al filosofo Massimo Cacciari, dal Sen. Ignazio Marino, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Italiano, a Claudio Cricelli, presidente nazionale della Società di Medicina Generale. Comune a tutti i relatori è stata la convinzione che la fine della vita sia un «indicatore» del livello di identificazione morale di una nazione e che sia necessario un percorso comunitario verso una decisione eticamente argomentata e condivisa. Comune anche la denuncia dell’assenza dell’accompagnamento alla morte nell’attuale curriculum formativo dei medici. L’idea che la militarizzazione del dibattito possa essere sciolta soltanto con un confronto con la realtà quotidiana del paziente ha sottolineato i limiti dell’approccio interventista – come di quello statistico – a favore di un approccio clinico individualizzato, ma anche della gestione responsabile delle risorse. Più volte durante il simposio si è fatto riferimento a un recente studio (Studio GIVITI) che ha dimostrato come i reparti di terapia intensiva con più elevata desistenza terapeutica abbiano una maggiore performance di eccellenza e dunque una minore mortalità nei casi in cui si proceda nel trattamento. Dal simposio sono emerse con insistenza anche l’importanza del ruolo del fiduciario per il testamento biologico, l’urgenza della depenalizzazione della desistenza terapeutica e l’inopportunità della regolamentazione giudiziaria.
Bambini oggetto di ricerca: quali i limiti etici?
rMH 8
Lugano, Ospedale Civico
28 maggio 2008
La Commissione d’etica per la medicina si sta attualmente occupando delle Legge federale sulla ricerca che implica gli esseri umani. In questo contesto, la Commissione ha voluto sollevare alcune questioni etiche riguardanti la sperimentazione sui bambini. Alberto Bondolfi ha proposto una riflessione introduttiva sulla sperimentazione clinica in generale sottolineando che la necessità di legiferare non riguarda soltanto il campo della biomedicina, ma dovrebbe coinvolgere ogni forma di ricerca sull’uomo, come la ricerca psicologica o sociologica. Anche in questi ambiti i principi fondamentali dovrebbero essere la libertà della ricerca e la dignità umana, l’intangibilità del corpo umano. Ogni sperimentazione non mette in gioco soltanto l’autonomia, ma è anche un atto di giustizia e di solidarietà verso l’umanità in generale. Bondolfi ha inoltre messo l’accento sul fatto che il principio di autonomia del paziente non va inteso come un diritto- pretesa ma come un diritto-difesa. È stato compito di Valdo Pezzoli, Primario di Pediatria presso l’EOC di Lugano, calare il discorso sulla sperimentazione direttamente in ambito pediatrico, che rispetto alla ricerca eseguita sull’adulto presenta numerosi punti critici, primo fra tutti il fatto che l’età evolutiva è in realtà una sequenza di età, ciascuna delle quali necessità di attenzioni e considerazioni specifiche. Carlo Foppa, consulente etico all’ospedale universitario di Losanna, ha concluso la serata proponendo proprio una rilettura critica del nesso responsabilità-legame parentale, proposto dal filosofo tedesco Hans Jonas.
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