Le fotografie qui riprodotte
appartengono alla serie
Transiti, work in progress iniziato nel 2012. Le stampe
originali sono a colori.
Sono arrivata alla pratica della fotografia quasi per caso, con poco bagaglio tecnico ma con l’esperienza storica e critica accumulata nel corso della mia attività di collaboratrice museale, sempre al lavoro con le immagini. Questa esperienza è l’obiettivo attraverso cui osservo, seleziono e fisso i miei soggetti.
La tematica del vedere è stata una costante per me fin dall’infanzia. Sono stata una bambina molto miope e mi sono spesso chiesta: come vede chi vede bene? Cosa comporta non vedere? E più tardi: che cosa significa «realtà », se quello che vediamo è sempre in qualche modo offuscato o parcellizzato, sbiadito, macchiato o alterato? O anche, all’inverso: questi fenomeni, quali altri mondi aprono? Che luoghi sensibili e mentali sollecitano? Quale esperienza ulteriore possono offrirci?
Vedere per me è una dinamica di mediazione. Un processo sensoriale molto complesso porta la realtà esterna alla nostra consapevolezza attraverso rovesciamenti e chiasmi. Vediamo attraverso la nostra esperienza soggettiva, attraverso schemi mentali e culturali. Anche il caso ha il suo ruolo nel selezionare le nostre esperienze visive. La realtà che vediamo è sempre
in transito e non è sperimentabile in modo definitivo.
Daria Caverzasio Hug