Lugano, 1995. I quattro Telamoni che si scorgono tra le impalcature dietro la copertura di plastica sembrano gli unici ancora intenzionati a evitare il crollo dell’Hotel Palace.
Circondato da un bellissimo parco, anch’esso in stato di abbandono, sulle palizzate erette per impedirne l’entrata vi sono cartelli con divieto asso luto di accesso. Decido di ignorare i divieti, entro scavalcando il recinto. Attraversando il parco mi introduco nell’hotel da uno squarcio nel muro e mi ritrovo in un grandissimo salone che allora doveva essere adibito a grande sala per ricevimenti. Tutto è distrutto, abbandonato, ma subito ho la sensazione che qualcuno, che non fa più parte di questo mondo, lo abiti ancora... Vagando tra i piani e le stanze, fotografo senza consapevolezza. Mi fermo istintivamente davanti a camere, pareti, lavandini, sempre con questa percezione di essere seguita, osservata. Prima di uscire, qualcosa mi attrae verso una parte della costruzione che non avevo precedentemente notato. Mi ritrovo in una stanza molto grande con il soffitto a volte, semibuia, dove ammucchiati ordinatamente trovo molti accessori che componevano i bagni delle camere. Angosciante questa scoperta, senza capirne il perché. Forse la conferma ultima che un tempo è finito.
Stefania Beretta