Il brano qui proposto è tratto
dal volume di Lamberto Vitali
Giorgio Morandi pittore,
Edizioni del Milione,
Milano, 1964.
La storia della pittura italiana, da cent’anni a questa parte, è la storia di stupendi inizi, di grandi promesse, seguita troppo spesso da deludenti involuzioni o da cadute irrimediabili. Quali ne siano le cause, e sono sempre le medesime cause profonde, non è qui il caso neppure di accennare, perché il discorso porterebbe molto, molto lontano; ma proprio perché «l’arte di Morandi, francamente moderna, ritrova i valori classici» (il giudizio anticipatore di Riccardo Bacchelli è ancor valido a distanza di tanti anni), essa, come ne fa testimonianza anche l’opera ultima, non è tocca da tale lamentevole destino. Essa rimane e rimarrà; rimane e rimarrà non soltanto per i puri valori pittorici, la cui apparente, quasi dimessa semplicità fa da schermo alla sapienza degli spazi e del tono, e, nel medesimo tempo, per quel canto dal timbro inconfondibile che unisce alla dolcezza sottilmente pacificante una velata malinconia, ma anche – e, forse, soprattutto – per la sua lezione di misura, bene oggi mai così raro da sembrare talvolta perduto.
I giovani navigano ora per mari ben altrimenti tempestosi (ed è necessario che così sia), ma in questo porto le loro barche potranno sempre ammainare tranquille le vele.
Lamberto Vitali