Fotografia di Florence Henri

          Quando da Londra arrivo a Milano, l’estate del 1961 sta per finire e ho appena compiuto vent’anni. Segretamente innamorato di due donne – Georgia O’Keeffe, per via dei ritratti che le ha fatto Stieglitz, e Florence Henri, per il suo autoritratto con le sfere nello specchio – sono a Milano per incontrare Antonio Boggeri. Perché dietro l’intelligenza dei lavori del suo Studio, che consideravo la miglior fucina di grafica al mondo, doveva esserci la persona cui poter esternare i miei dubbi bulimici, nutriti di elvetiche certezze. E lui, irresponsabilmente, mi propone di restare. Tra i suoi libri Foto-Auge, 1929. Autoritratto di El Lisitskij in copertina, tipografia di Jan Tschichold. Con trepidazione giro le pagine. Quando mi fermo, alla tavola numero 5, lui mi guarda. Nasconde un sorriso. Poi mi confida il lontano infinito amore per Florence Henri, per il suo geometrico comporre. Ora i miei due amori sono tre.
          Trent’anni dopo Gianni Martini e Alberto Ronchetti, due galleristi genovesi attenti e curiosi, cercano Antonio Boggeri. Cercano le sue fotografie degli anni Trenta. Non sanno che è appena morto, a pochi chilometri da loro. Ci incontriamo. Martini e Ronchetti si raccontano. Le frequentazioni in Accademia, il comune interesse per le avanguardie storiche. Il segreto amore per Florence Henri. Scomparsa. La cercano per anni. Finalmente la scovano, grazie a un indirizzo in una vecchia agenda di Alberto Sartoris, nella casa di campagna di Jeanne Taffoireau a Bellival, Compiègne. Dal suo eremo la fanno risorgere. E costituiscono il Fondo. Il 24 luglio 1982 Florence Henri muore. Ha ottantanove anni. Il 2 agosto Martini e Ronchetti la riportano definitivamente a Parigi, a riposare, a pochi passi da Max Ernst, nel Colombario del Père Lachaise.

Bruno Monguzzi