Ma una festa religiosa – che cosa è una festa religiosa in Sicilia?
Sarebbe facile rispondere che è tutto, tranne che una festa religiosa (ma con una grande eccezione, come vedremo). È, innanzi tutto, una esplosione esistenziale; l’esplosione dell’
es collettivo, in un paese dove la collettività esiste solo a livello dell’
es. Poiché è soltanto nella festa che il siciliano esce dalla sua condizione di
uomo solo, che è poi la condizione del suo vigile e doloroso
super-io (stiamo impiegando con approssimazione i termini della psicanalisi), per ritrovarsi parte di un ceto, di una classe, di una città. (...)
E si potrebbero dire tante altre cose, sulle feste siciliane, ed anche più sottili: solo che non varrebbero, qui, le immagini che Ferdinando Scianna ne ha colto e che fanno, di per sé, discorso. E il nostro discorso, se discorso si può chiamare, non vuole né può essere altro che un’annotazione marginale: in margine, appunto, a queste straordinarie fotografie. (...)
Ma è davvero il dramma del figlio di Dio fatto uomo che rivive, nei paesi siciliani, il Venerdì Santo? O non è invece il dramma dell’uomo, semplicemente uomo, tradito dal suo vicino, assassinato dalla legge? O, in definitiva, non è nemmeno questo, ed è soltanto il dramma di una madre, il dramma dell’Addolorata?
Indubbiamente, in queste rappresentazioni, si sente che più del Cristo stesso è la figura di Maria Addolorata che colpisce e commuove. Cristo, dal momento della cattura, è già nella morte. E il morto è morto, come si dice in tutti i proverbi che consigliano pace, rassegnazione, omertà. Ma la madre è viva: dolente, chiusa nel nero manto della pena, trafitta, gemente; immagine e simbolo di tutte le madri. il vero dramma è suo: terreno, carnale. Non il dramma, dunque, del divino sacrificio e dell’umana redenzione; ma quello del male di vivere, dell’oscuro viscerale sgomento di fronte alla morte, del chiuso e perenne lutto dei viventi.
E parrebbe che, comunque intesa, la Passione susciti nel popolo siciliano un momento di autentico afflato religioso: ma in realtà si appartiene a una
contemplazione della morte quale può esprimere un mondo assolutamente refrattario alla trascendenza. Se è possibile parlare di religione senza il trascendente, allora è religiosa questa
contemplazione della morte che trova nella Passione la sua più acuta rappresentazione.
Leonardo Sciascia