Rivista per le Medical Humanities

Juno
Regia Jason Reitman, USA/Canada/Ungheria, 2007

«Non potremmo risolverla alla vecchia maniera? Potrei mettere il bambino in un cesto e mandartelo. Come hanno fatto con Mosè». (Juno)  

Considerare Juno un film contro l’aborto e soprattutto portarlo come emblema di una scelta morale è riduttivo e disonesto sia intellettualmente sia eticamente. La situazione risulta più complessa. Il film ruota attorno al personaggio Juno, una sedicenne che rimane incinta e decide di dare in adozione suo figlio. Juno decide di non abortire non per una questione ideologica (la sceneggiatrice, premio Oscar, sostiene infatti una posizione «prochoice») ma potremmo dire che ritiene l’aborto un diritto scontato, di cui decide spontaneamente di non avvalersi. Fa semplicemente una scelta differente.
La struttura narrativa racconta tutta la gravidanza della giovane protagonista con grande leggerezza, spontaneità e umorismo.
Le battute sono taglienti, lo slang è quello dei ragazzini, i personaggi – adulti e non – sono tracciati con grande verosimiglianza. Lungo tutto il film la pancia di Juno è il metro di misura della crescita personale della protagonista. Una crescita che avviene attraverso tre stagioni – autunno, inverno e primavera – che corrispondono ai nove mesi di gravidanza. Una volta deciso di dare il bambino in adozione Juno parte alla ricerca dei genitori perfetti: consulta il «cerca e trova» americano e incontra la «sua» coppia perfetta. Li incontra e comincia a frequentarli. Ma più si avvicina il momento della nascita, più la coppia perfetta si sfalda, comincia a dare segni di cedimento. Da questo momento in poi le donne del film (Juno, l’amica del cuore, la matrigna e la futura mamma adottiva) diventano le protagoniste indiscusse attraverso l’acume, l’ironia e l’intelligenza.
Il regista Jason Reitman (lo stesso di Thank you for smoking) mescola stili diversi per la sequenza iniziale: fotogrammi dipinti e animazione. Il risultato è una boccata d’aria fresca che lascia ben sperare per il seguito del film. E così accade: a livello estetico Juno supera la prova, così pure i suoi attori, soprattutto la giovane Ellen Page.
Un film non a tema, ma che affronta l’argomento delle gravidanze precoci (di stretta attualità soprattutto negli Stati Uniti) senza giudizi morali e soprattutto lasciando la libertà di scelta alle donne e al pubblico.

Martina Malacrida
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