Rivista per le Medical Humanities

La risposta di Orfeo al burnout

Glut und Asche –
Burnout. Neue
Aspekte
der
Diagnostik
und
Behandlung
 

Michael Musalek
e Martin Poltrum (Hg.)
Parodos Berlin, 2012    


          «Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del burnout». Con questo incipit si apre il volume dedicato a una sindrome che nell’ultimo decennio ha raggiunto un notevole livello di diffusione – in termini di popolarità mediatica non meno che di frequenza di diagnosi – fino a generare l’impressione che sia oggetto di una moda. Contro tale idea si schierano Michael Musalek e Martin Poltrum, i curatori di Glut und Asche (Brace e cenere) – Burnout che, prendendo sul serio l’entità del fenomeno e la sofferenza che comporta in chi ne è colpito, si impegnano a ritracciare la genesi del suo sviluppo e a suggerire sguardi nuovi, tanto sul piano diagnostico, quanto su quello terapeutico.
          In un primo articolo, Michael Musalek si china sulla storia della sindrome da burnout, affrontando la questione del rapporto che quest’ultima intrattiene con la dipendenza dal lavoro (Arbeitssucht) e, parallelamente, della possibilità di applicarvi gli approcci terapeutici messi a punto per il trattamento delle dipendenze. Un resoconto dello state of the art della cura del burnout, dal punto di vista medico-psicoterapeutico, è invece offerto da Wolfgang Lalouschek, mentre Oliver Scheibenbogen presenta le più recenti tecniche diagnostiche. Martin Poltrum contribuisce al volume con un brano sulla dimensione temporale del burnout, alla luce dei cambiamenti nella struttura del tempo propri della tarda modernità. Ad Alfred Adler, quale pioniere, idealista e paziente in burnout, è dedicato il testo di Helmut Albrecht. Nicolai Gruninger offre un’originale analisi di una figura letteraria – Thomas Buddenbrook, personaggio dell’opera di Mann – cui appone la diagnosi di burnout: un anacronismo volto a mostrare l’esistenza di tale fenomeno prima ancora della sua categorizzazione diagnostica. Altrettanto originale, la prospettiva di Ursula Baatz, che vede nella pratica dell’attenzione di ispirazione buddhista un’utile via per la profilassi del burnout. Sul fronte del trattamento, è infine la volta di Orfeo. Al personaggio mitologico è ispirato un approccio terapeutico – l’Orpheus-Programm, concepito e introdotto da Michael Musalek presso l’Anton Proksch Institut di Vienna –, che invita a fare leva sulle risorse estetiche per fronteggiare la sindrome in questione. Il programma di trattamento, per eccellenza orientato verso le risorse, poggia sulla forza vitale del bello e del possibile: una via incoraggiante, non solo per rispondere al burnout, ma anche per favorire in chiunque una vita sana, il più possibile gioiosa. 

Guenda Bernegger
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