Rivista per le Medical Humanities

Medical humanities e medicina narrativa. Nuove prospettive nella formazione dei professionisti della cura

Lucia Zannini
Raffaello Cortina
Milano, 2008  

La narrazione attraversa il volume in tutte le sue forme: dalle «storie di malattia» raccontate dai pazienti, alle «storie della guarigione possibile» co-costruite con il curante; dalla scrittura autobiografica, alle narrazioni finzionali – letterarie, cinematografiche, pittoriche – che trovano sempre più spazio nell’autoeducazione e nella formazione degli operatori sanitari. Per quanto la medicina occidentale, soprattutto nelle sue fasi più recenti, dietro la spinta dello sviluppo tecnologico, abbia cercato di arginare il manifestarsi della «storia del paziente», considerata «eccessivamente imprecisa e insufficientemente tecnica» (Shapiro 1993), la narrazione viene ora riportata trionfalmente sulla scena proprio in ragione delle tanto vituperate proprietà che strutturalmente la caratterizzano: la complessità e la singolarità. Qualità, queste, da cui la relazione terapeutica non può prescindere, se vuole evitare di cadere in un riduzionismo in cui l’efficacia stessa si trova ad essere ridotta.
Da qui, la difesa, da parte dell’autrice, della medicina narrativa – che rappresenta uno dei fulcri delle Medical Humanities – e il suo sforzo di dimostrarne tanto i fondamenti teorici quanto l’utilità e la praticabilità sul piano clinico e, prima ancora, sul piano della formazione dei professionisti della salute: affinché i futuri curanti sviluppino «l’esperienza risonante di perdersi in una storia ad essere testimoni del mistero e della irriducibilità della narrazione di un’esistenza» (Hunter, Charon, Coulehan 1995).  

Guenda Bernegger
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