Etica e trapianti
Alberto Bondolfi,
Roberto Malacrida,
Adrien Rohner
Collana Corbaro
Edizioni Alice
Comano, 1993
Questo libro raccoglie gli interventi di un convegno svoltosi in Ticino nel 1991 con l’intento di produrre maggiore chiarezza nell’ambito dei trapianti d’organo.
I trapianti d’organo sono accompagnati da reazioni entusiaste e al contempo da sorde resistenze che rendono questo campo di intervento particolarmente conflittuale. Il dibattito non coinvolge solo i pazienti e le loro famiglie ma si estende anche ai vari attori del campo medico: dagli specialisti in chirurgia e medicina intensiva al personale infermieristico.
È dunque necessaria una interdisciplinarietà che non si limiti a giustapporre le informazioni provenienti dalle varie branche implicate, ma che concentri i propri sforzi verso una messa a confronto sincera delle premesse e delle ideologie nascoste che stanno a monte di ogni singolo discorso disciplinare.
Nel libro si trova, come possibile approccio interdisciplinare, quello dato dall’osservazione precisa delle reazioni psicologiche alla medicina dei trapianti da parte del personale paramedico, personale che non mette in discussione la correttezza empirica della definizione di morte cerebrale, ma prova difficoltà psicologiche talvolta tragiche nell’assicurare la cura di candidati all’espianto clinicamente morti, ma meccanicamente «animati» come se fossero ancora in vita. Vengono qui a confliggere sguardi diversi posti sul candidato all’espianto da parte dei chirurghi e dei rianimatori, del personale infermieristico e infine dei parenti del donatore da una parte e del candidato al trapianto dall’altra. Il libro pone anche l’accento su una dimensione morale che tocca tutta l’umanità: la medicina di punta dei trapianti versus i problemi di giustizia distributiva delle risorse sanitarie, risorse che sono giustamente percepite come strutturalmente limitate e quindi non posso essere distribuite a tutti indistintamente, né tantomeno solo a partire da ragioni tecniche. Le scelte nell’ambito di trapianti d’organo non possono obbedire solo a una logica di organizzazione razionale, bensì anche a criteri di equità e di giustizia distributiva: non si può garantire a tutti tutto il bene possibile ma solo a ciascuno il suo.