Prima della depressione. Manuale di prevenzione dedicato alle donne
Elvira Reale
Franco Angeli/Self-help
Milano, 2007
Alla presentazione del suo libro avvenuta nel maggio 2008 nell’accogliente Libreria delle donne di Milano, Elvira Reale parla con vivacità, concretezza e profonda sensibilità femminile. È solare, nella sua mediterraneità, eppure questa psicologa napoletana che lavora da circa trent’anni nei servizi di salute mentale e oggi con ruolo dirigenziale, affronta il triste dramma della depressione. Il libro che raccoglie gran parte della sua esperienza professionale e umana è scritto in un’ottica di genere. Le sue pazienti e le sue interlocutrici sono infatti donne: quelle che ha visto, ascoltato e curato nel suo Centro di Napoli dove esiste un rarissimo reparto che cura solo donne con disturbi dell’umore, quelle a cui ella dà la parola in alcune pagine del testo. Colma un vuoto questo libro e lo fa proprio affrontando un tema che richiama il senso di vuoto, l’opacità o l’oscurità («il male oscuro»). Eppure l’autrice non vuole chiamare così la depressione e si impegna a difendere altre definizioni e quindi a gettar luce su ciò che la scienza medica ha troppo spesso evitato di individuare. Ella invita infatti a spostare lo sguardo dalla tradizionale visione della medicina descrittiva a quella psicologica che, come ha ben insegnato Freud, analizza i vissuti della paziente. Il sottotitolo del libro («Manuale di prevenzione dedicato alle donne») spiega molto bene tale indagine. Partiamo dal fondo, dalla dedica. Il genere femminile, come già detto, è scelto quale oggetto e soggetto di studio e di attenzione. Tale scelta è anche motivata da alcuni dati che l’Organizzazione Mondiale della Salute riferisce: le donne si ammalano più degli uomini di depressione e di altri disturbi psichici e hanno più ricadute. Ne è chiaro segno il maggior consumo di psicofarmaci da parte del sesso femminile. Ma la disparità maggiore ha a che fare con la prevenzione, sia primaria, sia secondaria, cioè quella che si attua a malattia conclamata. Fermiamoci sulla prima. Secondo la Reale oggi è assai poco studiata la vita quotidiana delle donne nelle principali fasi del loro ciclo di vita e soprattutto sono poco valutate le occasioni che le espongono ai tre principali fattori di rischio: lo stress, il burn out e il maltrattamento. L’autrice si sofferma, a partire da una interessante casistica, su questi aspetti della vita femminile ed elenca con chiarezza la fisionomia dello stress lavorativo che per le donne è doppio: entro e fuori casa. Per burn out intende poi l’esaurimento emozionale (vecchio nome spesso dato alla depressione) sovente accusato da chi svolge mestieri di cura, «professioni di aiuto» che possono assorbire molte energie e impegnano a un coinvolgimento emotivo assolutamente unico. E infine c’è il capitolo sui maltrattamenti. I racconti di violenze fisiche e psicologiche riempiono pagine difficili da leggere ma che ben rivelano le paure e la vergogna provate da queste donne. Molti medici – neurologi e psichiatri in testa – non ascoltano vissuti che evidentemente richiedono rispettosi e faticosi colloqui volti a favorire le vere alternative a tale disagio. Il manuale infatti cerca di porgere proprio queste alternative: a partire da domande e test che possono indicare a ciascuna lettrice criteri di autovalutazione e il livello del proprio stato di disagio, si segnalano misure di prevenzione accanto a pressanti inviti verso la cura di sé che hanno voci quali: «ridurre e ridistribuire i carichi!», «migliorare il sostegno sociale e la rete amicale!», «non più tollerare le violenze subite!»…
Gli ultimi capitoli infine sono dedicati a sfatare pregiudizi che spesso proprio le stesse donne hanno alimentato in passaggi acritici di madre in figlia mantenendo scorrette letture del ciclo di vita femminile e così perpetrando e ripetendo il disagio. La depressione post partum richiama una lettura alternativa della maternità che può essere esperienza stressante e per nulla gioiosa soprattutto se una donna la vive con scarsa attenzione ai propri vissuti emotivi, alla propria esperienza familiare e professionale o con aspettative elevate passate da altri voci mai messe in discussione.
La depressione nelle giovani (adolescenti e postadolescenti) viene analizzata a partire da un’acuta attenzione alla relazione con la madre che spesso scarica sulla figlia il proprio malessere o favorisce immagini irrealistiche del rapporto di coppia. Ma il pregiudizio più oneroso per la donna è forse quello della menopausa, spesso fatta coincidere con la vecchiaia. Non è affatto così, sottolinea la Reale a chiare lettere, e soprattutto rilevando che la patologia depressiva riguarda tutto il ciclo di vita della donna e che non si verifica un incremento del rischio depressivo con la menopausa.
Un libro come questo vale quando, chiudendolo dopo la sua lettura, permette di aprire altre porte, porte di speranza e di vitalità.
Antonella Cattorini Cattaneo