Rivista per le Medical Humanities

Saggio sul dono. Forma e motivo di scambio nelle società arcaiche

Marcel Mauss
Einaudi
Torino, 2002  

In principio era il dono. E il dono s’è fatto baratto. E il baratto economia mercantile. Questa la genealogia che nel 1924 il Saggio sul dono di Marcel Mauss oppone alla scienza economica rivelata, sostenitrice dell’originarietà – e quindi dell’ineluttabilità – del mercato, ineluttabilità che solo tre anni prima aveva riconosciuto, firmando la Nuova Politica Economica, persino Lenin.
Il saggio di Mauss è innanzitutto una smentita del primato dell’economia naturale, fondata sulla naturale propensione dell’uomo, sentenziata da Adam Smith, «a trafficare, a barattare, a scambiare una cosa con l’altra». Secondo Mauss, invece, l’uomo non è originariamente, né tantomeno necessariamente, un animale economico. Una meticolosa rassegna antropologica su alcune popolazioni del Pacifico e del Nord America – non sempre agevole per un lettore poco paziente – permette infatti a Mauss di sostenere che è il dono a rappresentare la struttura economica e giuridica arcaica, dove il dono non va inteso come vettore univoco, come mera cessione, ma come elemento di un sistema relazionale, allo stesso tempo libero e costrittivo, di reciproche prestazioni, di doni e controdoni che coinvolgono tutta la comunità. Se le premesse del Saggio sul dono sono antropologiche e descrittive, le conclusioni sono invece di ordine morale. (Questo non deve però invitare il lettore pigro e impaziente o maggiormente interessato ai risvolti politici di questo saggio a travalicarne frettolosamente i fondamenti antropologici. Come ha recentemente ribadito Sylvain Dzimira in Marcel Maus. Savant et politique, l’impegno politico di Mauss è comprensibile soltanto alla luce della sua riflessione antropologica, e viceversa). «Da un capo all’altro dell’evoluzione umana, avverte Mauss, non ci sono due tipi di saggezza. Si adotti, dunque, come principio: uscire da se stessi, dare, liberamente e per obbligo; non c’è rischio di sbagliare».
Si può, dunque, e si deve tornare alla dimensione sociale arcaica del dono, che certamente non può sostituire l’economia mercantile, ma quantomeno può ridurne l’importanza. Occorre contrastare la speculazione e il consumismo. Occorre che i ricchi tornino a considerarsi come una specie di «tesorieri dei propri concittadini». Occorre una maggiore cura dell’individuo, della sua salute, della sua educazione, della sua famiglia, della sua vita. Occorre più buona fede, più sensibilità, più generosità. Sento che mi è difficile proseguire questa recensione senza slittare in facili moralismi. Mi limiterò dunque a consigliare di leggere il Saggio sul dono, a suggerire di regalarlo, e a ricordare di restituirlo.

Chantal Marazia  
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